Fine vita, storie di un diritto negato

Piccole dosi

“Il diritto di disporre della propria vita è argomento molto controverso e lo è ancora di più quello di andarsene. La cultura contemporanea non riesce ad affrontare questo dibattito a viso scoperto senza imbattersi nella retorica di chi vorrebbe confinare il fine vita ad argomento tabù che non riguarda la libertà di scelta di ogni essere umano”.

Ad affermarlo è il deputato Giorgio Trizzino, relatore del disegno di legge sul suicidio assistito, commentando la morte della donna triestina, affetta da sclerosi multipla, proprio tramite la pratica medica del suicidio assistito.

“Siamo liberi o no di congedarci dalla vita – continua Trizzino – quando non la riteniamo più degna di essere vissuta? Ci deve essere imposto di continuare a viverla? È questo il vero interrogativo che concerne la “nostra’’ vita. Anna, una malata triestina affetta da sclerosi multipla, ha scelto di morire dopo che il tribunale si era espresso favorevolmente alla sua richiesta autorizzando la procedura per la morte medicalmente assistita. C’è da chiedersi se sia giusto che Anna abbia dovuto attendere mesi prima di porre fine alle sue sofferenze. C’è da chiedersi perché l’attuale parlamento non approvi la legge che è stata sollecitata dalla Corte Costituzionale nell’ormai lontano 2019. C’è da chiedersi perché il riconoscimento dei diritti dei cittadini passi sempre in secondo piano nell’agenda dei partiti”.

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