L’Emodinamica siciliana al 38° Congresso GISE

In evidenza, Speciale GISE 2017

di Maria Grazia Elfio

La Sicilia si attesta ormai una regione all’avanguardia sul fronte della cardiologia interventistica.

Nonostante le difficoltà di organico, registrate in quasi tutti i laboratori di emodinamica della regione, gli emodinamisti siciliani garantiscono in modo omogeneo la pronta reperibilità h 24: questo ha permesso di abbattere i tassi di mortalità per IMA (infarto miocardico acuto). Progressi e difficoltà raccontati da alcuni dei cardiologi interventisti siciliani che hanno rappresentato la nostra regione al 38esimo Congresso della Società Italiana di Cardiologia interventistica (GISE).

Carlo Cicerone, dirigente medico di primo livello dell’Emodinamica degli Ospedali Riuniti Villa Sofia- Cervello, sottolinea: “Attraverso il Congresso, grazie ad un’ampia casistica aggiornata, si sono potuti apprezzare i prodotti più innovativi, come i device (dispositivi) di ultima generazione, sia per la chiusura dell’auricola sinistra, che per quella dei difetti interatriali o dei PFO”. E sull’evoluzione della cardiologia interventistica continua: “Negli anni ha permesso l’abbattimento della mortalità nei pazienti cardiopatici, soprattutto nell’infarto acuto, consentendo di effettuare l’angiolastica in tempi rapidi, grazie alla rete dell’infarto coordinata con il 118. Oggi non si parla più del cosidetto tempo door -to- balloon, ma del tempo che intercorre tra la chiamata di emergenza (attraverso cui il paziente viene portato da casa direttamente in sala di emodinamica), e la puntura dell’arteria per effettuare l’angioplastica”.

Mentre Giuseppe Cirrincione, responsabile Laboratorio Emodinamica dell’Arnas- Civico di Palermo evidenzia: “L’evoluzione tecnica ci permette di trattare casi sempre più complessi. Nella nostra Unità giungono molti pazienti per infarto acuto e si esegue un alto numero di angioplastiche primarie”. E sulle nuove linee guida europee che estendono la TAVI  anche ai pazienti a rischio intermedio commenta: “Così molti pazienti con stenosi aortica sintomatica e severa, prima lasciati in terapia medica con scarsi risultati, potranno trovare un trattamento adeguato”.

Marco Caruso, dirigente medico di primo livello presso la stessa Azienda e membro del Comitato Scientifico dei congressi GISE 2016 e 2017 aggiunge: “L’angioplastica coronarica che, come è stato ricordato, in sede congressuale, ha compiuto i 40 anni, ha rappresentato una svolta in avanti, perché ha abbattuto la mortalità e ridotto i tempi di degenza, in linea con un’interventistica che ha cambiato la storia della cardiologia”.

“La nostra Unità –  afferma Giuseppe Caramanno, direttore dell’UOC di Cardiologia e Emodinamica dell’Ospedale San Giovanni di Dio, ASP di Agrigento – nel 2016 ha eseguito 302 angioplastiche primarie (in corso di infarto miocardico acuto), nonostante le difficoltà di organico: tema prioritario quest’ultimo per tutti i centri dell’Isola, se si pensa che gli emodinamisti si sobbarcano un sovraccarico di lavoro extra per garantire la tempestiva reperibilità nel caso di acuti, oltre all’attività routinaria dei reparti. Inoltre, noi avviamo iniziative di screening cardiovascolare sul territorio portando i nostri medici e i nostri strumenti in piazza”.

“La cardiologia interventistica siciliana – afferma Arian Frasheri, responsabile dell’U.O.S Cardiovascolare dell’Ospedale Sant’Antonio Abate, ASP di Trapani, ha ormai superato il gap con le strutture del Nord. Il nostro è un centro che, oltre a coprire il trattamento degli acuti (angioplastica primaria), rappresenta un punto di riferimento anche per l’angioplastica periferica (il 25 per cento delle procedure). Dedichiamo, infatti, particolare attenzione ai pazienti diabetici con rischio di cancrena o presenza di ulcere (piede diabetico), scongiurando così l’amputazione dell’arto. Mancando nella nostra realtà la radiologia interventistica, con lo stesso personale e la stessa dotazione strumentale, estendiamo la nostra attività anche a copertura di questo tipo di servizio, molto importante per gli acuti (emorragie)” e commenta così il Congresso Gise: “Innovativo perché è stato dato ampio spazio ai giovani che abbiamo formato”.

Tra i protagonisti di questa edizione GISE, Antonino Nicosia, direttore UOC di Cardiologia e Emodinamica, P.O. Maria Paternò Arezzo – ASP Ragusa e membro del Comitato Scientifico del Congresso, nonché Co-Director del corso PCR Peripheral 2017, che ha aperto le sessioni “Live Case” con due casi riguardanti la patologia aterosclerotica multidistrettuale, ponendo l’accento sulla complessità di trattamento della patologia combinata e sull’importanza della valutazione cardiaca e del rischio emorragico nei pazienti con arteriopatia periferica e concomitante fibrillazione atriale o scompenso cardiaco. Nicosia sottolinea: “Le patologie coronariche e vascolari periferiche fanno parte della stessa malattia: l’aterosclerosi che coinvolge, infatti, o il distretto coronarico, con le conseguenze di angina e/o infarto, o quello periferico con ischemia agli arti inferiori, o quello carotideo (conducendo all’ictus). L’interventistica endovascolare può risolvere questi quadri importanti, ma il paziente va studiato nella sua completezza, se si vogliono raggiungere risultati significativi, poiché l’evento per cui giunge a noi può solo essere la punta di un iceberg”.

Alessio La Manna, Dirigente medico di 1 livello presso l’AOU Policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania e membro del Consiglio Direttivo SICI /GISE, sottolinea come “La cardiologia interventistica oggi si estenda dal trattamento della malattia coronarica, all’interventistica strutturale, in alternativa e anche in sostituzione alla cardiochirurgia, consentendo di trattare quei pazienti che un tempo non potevano essere curati a causa del più alto rischio dell’intervento cardochirurgico”.

Per Fabio Abate, Resp. dell’UOC di Cardiologia con UTIC e Emodinamica Ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca, ASP 1 Agrigento (anch’essa H 24): “Negli ultimi anni abbiamo registrato sviluppi importanti grazie a sofisticati dispositivi miniaturizzati che hanno facilitato sia la pratica diagnostica che gli interventi terapeutici”, mentre Giuseppe Mezzapelle, dirigente medico di primo livello della stessa Unità aggiunge: “La cardiologia interventistica ha assunto un ruolo centrale: gran parte dei pazienti che accedono ai reparti di Unità coronarica transita in sala di emodinamica, non solo per l’angioplastica, ma anche per le riparazioni e/o le sostituzioni valvolari”.

Francesco Scardaci, dirigente medico primo livello Emodinamica P.O. Sant’Elia ASP Caltanissetta rileva: “La nostra Emodinamica nonostante sia stata istituita più recentemente, colmando un vuoto territoriale importante per il trattamento dell’infarto miocardico acuto, ha un alto volume di attività sia in elezione che in urgenza, sebbene come in tutta la Sicilia l’organico sia sottodimensionato rispetto al fabbisogno”.

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